#lsea2024

SHIFT

Martina Bianco

Il progetto “SHIFT”, di Menarini Stemline Italia, si rivolge agli ematologi italiani con pazienti con mieloma multiplo sottoposti a specifico trattamento. Abbiamo approfondito l’argomento con Martina Bianco, Oncology Value & Access Lead. Parte del team anche Michele Avoni, Oncology Market Access Director, Luca Baratta, Haematology Brand Lead, Alessandra Balduzzi, Oncology Medical Director, Elena Nisticò, Heamatology Medical Advisor, Laura Sgreggia, Haematology Medical Lead

Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
Dal 2021 in Italia vi è stato un cambio nell’algoritmo terapeutico per i pazienti con mieloma multiplo (MM) di nuova diagnosi non eleggibili a trapianto, con un utilizzo sempre maggiore di daratumumab in 1L nella combinazione con lenalidomide e desametasone (DRd), grazie ai risultati dello studio MAIA. Tuttavia, per i pazienti che progrediscono a DRd in 1L e che sono quindi divenuti refrattari a daratumumab e lenalidomide, si riduce notevolmente il numero di terapie attualmente disponibili, cosa che evidenzia un reale unmet medical need. Le linee-guida ESMO-EHA raccomandano solo tre alternative per i pazienti refrattari a lenalidomide post-DRd: carfilzomib + desametasone (Kd), pomalidomide + bortezomib + desametasone (PVd) e selinexor + bortezomib + desametasone (SVd). In uno sforzo cross-funzionale tra Access, Marketing e Medical, il progetto “SHIFT” si rivolge agli ematologi italiani focalizzandosi sui pazienti post-DRd. Per questo motivo, il progetto è stato condotto in collaborazione con EMN Research Italy, sotto la guida del Presidente, Prof. Mario Boccadoro, e ha coinvolto diversi stakeholders: 21 top ematologi in Italia e altri esperti, un rappresentante di pazienti, due biostatistici e un esperto di HTA.

Potrebbe descriverlo brevemente?
Due sono gli obiettivi del progetto “SHIFT”:

  1. Sensibilizzare la comunità ematologica italiana sull’unmet medical need generato dall’esaurimento di farmaci efficaci in 2L, a causa del crescente impiego di DRd in 1L. Tale obiettivo è stato perseguito svolgendo 10 tavoli regionali a cui hanno partecipato quasi 100 ematologi italiani con esperienza nel MM e sviluppando un modello epidemiologico per quantificare il numero di pazienti italiani che progrediscono a DRd in 1L in Italia nel periodo 2024-2028.
  2. Secondo l’approccio Multi-Criteria Decision Analysis (MCDA), valutare le tre alternative raccomandate per pazienti refrattari a lenalidomide post-DRd sulla base di 5 criteri (efficacia, safety, modalità di somministrazione, impatto organizzativo e costi di acquisizione), attraverso un questionario compilato dai 21 ematologi italiani e i 4 esperti partecipanti del progetto.

Che risultati avete o volete raggiungere?
I tavoli regionali e lo sviluppo del modello epidemiologico hanno contributo ad aumentare la consapevolezza dell’attuale unmet medical need dei pazienti che progrediscono a DRd in 1L tra la comunità ematologica italiana ed europea, come testimoniano le pubblicazioni e comunicazioni orali nei congressi EMN, COMy, EHA e SIE 2024. L’approccio MCDA ha invece permesso agli ematologi italiani di generare un ranking delle terapie disponibili post-DRd in 2L, soprattutto nei pazienti refrattari a lenalidomide, sulla base dei risultati in termini di efficacia e safety e in termini di impatto organizzativo per il SSN.

Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
Tre le carte vincenti del progetto “SHIFT”:

  1. Focalizzare l’attenzione sull’urgente unmet medical need nel MM
  2. Coinvolgere direttamente coloro che devono gestire questo need, chiedendo agli ematologi italiani e a un rappresentante di pazienti di essere la parte attiva del progetto.
  3. Generare evidenze sul MM nel contesto prettamente italiano

A questo possono seguire progetti più ampi, che prevedano una maggiore partecipazione dei pazienti nell’esprimere le proprie esigenze e priorità nella scelta di terapie più appropriate e permettano di identificare soluzioni organizzative più efficaci nel trattamento e nella gestione dei pazienti con MM. Il progetto SHIFT, che ha generato evidenze italiane, può inoltre essere considerato un progetto ‘leader’ anche a livello internazionale, in quanto può essere facilmente replicato anche in altre realtà europee.

Qual è l’aspetto principale del Market Access & Public Affair che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
Il Market Access & Public Affairs deve saper creare, gestire e ampliare un network di stakeholders, quali le comunità mediche e scientifiche, gli esponenti istituzionali e i pazienti, affinché contribuiscano a generare, far proprio e veicolare il valore aggiunto di un nuovo prodotto farmaceutico, in termini non solo di efficacia e di safety, ma anche di impatto sulla qualità di vita dei pazienti e su un consumo efficiente della spesa farmaceutica e delle risorse sanitarie per la gestione delle patologia.



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