Giuditta Bartalucci
Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
Da sempre in P&G esiste una cultura in cui vengono valorizzati diversità e inclusione e siamo orgogliosi di lavorare per realizzare progetti concreti che, come in questo caso, possono contribuire a superare le barriere sociali e gli ostacoli all’autonomia e al benessere fisico e mentale dei pazienti con disabilità. Il progetto “Oltre la rampa” si rivolge ai professionisti sanitari, con l’obiettivo di supportarli a immaginare e poi realizzare un ambiente più accessibile e inclusivo per i loro pazienti.
Potrebbe descriverlo brevemente?
Quando si parla di accessibilità molto spesso ci si sofferma solo sulle barriere fisiche più conosciute, come scale e porte, e si può pensare di conseguenza che basti avere una rampa o una porta scorrevole per aver creato uno studio o una farmacia accessibili. Purtroppo, non è così. Le barriere con cui le persone con disabilità si scontrano in farmacia e nell’ambito dei servizi di assistenza sanitaria possono essere classificate in barriere fisiche, legate all’accesso o movimento all’interno della farmacia, alle difficoltà che si possono affrontare nel corso della shopping journey o relative all’assunzione dei farmaci/prodotti, e barriere non fisiche, meno tangibili, legate alla comunicazione e a fattori culturali, bias, mancanza di competenze adeguate da parte dello staff. Per avere una fotografia attuale della conoscenza dei farmacisti sull’argomento e della percezione dell’accessibilità e del servizio ricevuto in farmacia dalle persone con disabilità, abbiamo svolto una ricerca tutta italiana con Nielsen. I risultati ci hanno confermato che questo argomento è estremamente interessante per i professionisti sanitari, ma scarsamente affrontato nel percorso di studi e lavorativo:
Che risultati avete o volete raggiungere?
La farmacia rappresenta un punto di riferimento essenziale nella quotidianità delle persone, come presidio di assistenza sul territorio e i benefici di una maggiore inclusione in farmacia sono molteplici: dal miglioramento dell’assistenza sanitaria territoriale, come presidio territoriale accessibile, al miglioramento del grado di soddisfazione delle persone, dall’aumento della fidelizzazione verso la farmacia, aumento del comfort, fiducia e fino anche alla fruibilità dei servizi più essenziali. Per raggiungere questi risultati abbiamo creato materiale formativo e informativo da condividere con i professionisti sanitari per sostenere i loro sforzi di servire al meglio le persone con disabilità, fornendo quelle informazioni che non sono parte dei comuni percorsi di studio e non facili da reperire in autonomia.
Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
Le aziende possono avere un ruolo cruciale nella promozione dell’accessibilità e favorire partecipazione e prosperità, per promuovere l’inclusione. Nella ricerca sopracitata abbiamo rilevato come i pazienti con disabilità fisica, visiva, uditiva e/o cognitiva rischino di non poter beneficiare dei servizi e del consiglio dei professionisti sanitari, come il farmacista, in modo corretto e autonomo. Il nostro progetto si propone di aprire questa strada offrendo formazione e informazione sull’argomento ai professionisti sanitari, tramite il nostro portale di formazione e altri mezzi di comunicazione comunemente utilizzati dai professionisti sanitari.
Qual è l’aspetto principale del Patient Advocacy Program che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
Dobbiamo essere aperti ad ascoltare la voce dei pazienti e supportare i professionisti sanitari con comunicazioni facilmente fruibili, rilevanti e credibili. I mezzi di informazione e formazione stanno cambiando sempre più velocemente e i nuovi programmi possono essere efficaci solo se è in grado di seguire e adeguarsi a questo cambiamento.