#lsea2024

E se fosse asma grave?

Gabriele Brembilla

Creare maggiore consapevolezza sull’asma grave e la rinosinusite cronica con poliposi nasale. È questo l’obiettivo alla base della campagna di disease awareness di GSK “E se fosse asma grave?”. Abbiamo approfondito l’argomento con Gabriele Brembilla, Medical Advisor Specialty, GSK. Parte del team anche Chiara Sartor, Medical Lead Specialty, GSK, Elisabetta Campagnoli, Medical Head Specialty, GSK, Laura Cappellari, Patient Affairs Director, GSK e Lara Bernardi, Patient Engagement & Advocacy Lead, GSK

Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
In GSK siamo impegnati da oltre 50 anni in ambito respiratorio, incluse patologie quali l’asma grave e la rinosinusite cronica con poliposi nasale (CRSwNP). Nel corso del tempo, attraverso la discussione con i medici, le evidenze che venivano man mano prodotte in letteratura e grazie all’ascolto dei pazienti e delle associazioni di pazienti, abbiamo colto la necessità di creare maggiore consapevolezza su queste patologie. Asma Grave e CRSwNP possono avere sintomi difficili da interpretare per il paziente, soprattutto se si sovrappongono e si mischiano, come i pezzi di un puzzle. L’obiettivo di questa campagna è stato rendere il paziente affetto da queste patologie, spesso concomitanti, più consapevole, considerando tutti i sintomi nel loro insieme e a riportarli al proprio medico di fiducia, per una più precoce e mirata gestione della patologia. La campagna si è focalizzata sul paziente affetto da asma severo e CRSwNP, fornendo informazioni utili sulle singole patologie e sullo status di patologie concomitanti. Questo ci ha permesso di rivolgerci ad un pubblico più ampio e spesso con una sintomatologia più complessa.

Potrebbe descriverlo brevemente?
Il progetto ruota attorno all’immagine di un puzzle, in cui ogni pezzo rappresentava un diverso sintomo relativo all’asma grave o alla CRSwNP. L’invito è appunto quello di considerare questi sintomi nel loro insieme e riportarli tutti al proprio medico, così da ricomporre il puzzle di ciascun paziente e migliorare il tempo e l’accuratezza della diagnosi. Il patrocinio dell’associazione pazienti Respiriamo Insieme e il suo coinvolgimento nel progetto ci ha permesso di rimanere quanto più fedeli al vissuto dei pazienti, con l’obiettivo di rappresentarli nella maniera più corretta possibile e contemporaneamente fornendo al pubblico delle storie in cui potersi immedesimare. 

Che risultati avete o volete raggiungere?
Durante la campagna abbiamo attivato un canale podcast, creato video pillole con storie di pazienti e materiali a supporto dei pazienti. Abbiamo inoltre tenuto una conferenza stampa di lancio con una copertura mediatica di 93 articoli su riviste/giornali online/offline che ha raggiunto 6,69 milioni di persone. Attraverso una media partnership abbiamo poi coinvolto altre 866.000 persone (reach totale). La pagina Facebook di campagna ha avuto 3,5 milioni di reach e 10,7 milioni di impressions. Abbiamo promosso una campagna banner su una rivista online ottenendo 479k impressions. Il sito web di campagna ha avuto 12.700 visitatori unici.  

Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
Credo che negli ultimi anni sia stata fatta molta comunicazione ed educazione in merito ad entrambe le patologie, con ottimi risultati. Le associazioni pazienti hanno assunto un ruolo sempre più importante nel supportare i pazienti e nell’aiutare noi aziende a comprendere la loro realtà quotidiana, guidandoci nelle nostre iniziative. Ritengo che questo sia il momento giusto per fare un ulteriore passo verso i pazienti, concentrandoci sul concetto di medicina personalizzata, volta a studiare ogni paziente come unico, per comprendere i meccanismi alla base della patologia e proporre la migliore strategia terapeutica. La nostra sfida sarà lavorare affinché tutti i pazienti possano avere una diagnosi quanto più precoce possibile e un intervento tempestivo e mirato. 

Qual è l’aspetto principale del Communication Project che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
La campagna ha fatto leva su un approccio omnichannel con contenuti diversificati e adattati per ciascun mezzo di comunicazione utilizzato, stimolando e coinvolgendo il pubblico con contenuti su misura. Abbiamo usato canali digitali come sito web, banner, podcast e video in modo tale che fossero facilmente raggiungibili dal paziente. Allo stesso tempo abbiamo usato canali fisici come materiali stampabili, articoli di giornali e locandine, per andare a coprire ogni modalità di comunicazione con un contenuto ad hoc. Credo che sia sempre più importante coinvolgere le associazioni di pazienti per capire quale sia il canale di comunicazione più efficace per i pazienti e costruire contenuti efficaci.



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