#lsea2024

READY

Driving The Change in
Neuroscience

Francesco Frigerio
Patrizia Maria Caglioni
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Un evento pensato per creare un momento di confronto sulla Tossina botulinica di Tipo A da Clostridium botulinum. È “READY - Driving the change in Neuroscience” realizzato da Ipsen e di cui noi abbiamo parlato con Francesco Frigerio, Senior Product Manager Neuroscience e Patrizia Maria Caglioni, Medical Manager Neuroscience. Parte del team anche Marcella Sutti, Omnichannel Manager, Alessia Brigido, Business Unit Head Neuroscience & Rare Disease, Mario Pata, Therapeutic Area Head Neuroscience & Rare Disease, Alessandro Giglio, National Sales Manager Neuroscience

Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge? 
Ipsen vuole essere protagonista nel mondo delle neuroscienze al fianco dei clinici per trovare soluzioni innovative nel migliorare il percorso di cura dei pazienti che soffrono di spasticità e distonia cervicale, nel post ictus e legata ad altre patologie. L’evento “READY – Driving the change in Neuroscience nasce come momento di rilettura dello stato dell’arte, con l’obiettivo di identificare il valore e il place in therapy esclusivo della Tossina botulinica di Tipo A da Clostridium botulinum (Abobotulinum toxin A), ma anche come momento di condivisione di una nuova prospettiva per riscrivere la pratica clinica quotidiana. 

Potreste descriverlo brevemente? 
Il progetto si configurava come un evento Stand Alone di due giornate in presenza, presso la location di Palazzo Caracciolo a Napoli. Le giornate formative hanno visto la partecipazione di 60 clinici come discenti, oltre a 10 membri della faculty e due responsabili scientifici. La particolarità del progetto è stata data anche dal percorso che è stato creato attorno alle giornate residenziali. Un viaggio durato 16 settimane che ha visto i clinici coinvolti in un continuo ingaggio sia con canali tradizionali sia con un approccio omnicanale. L’interattività è stata garantita anche grazie, alla discussione di casi clinici e alla creazione di un manifesto attraverso il supporto di un esperto di Visual Thinking. 

Che risultati avete o volete raggiungere? 
I risultati raggiunti grazie a questo progetto sono diversi: il primo è la formazione di una community di professionisti, fisiatri e neurologi, che hanno realizzato un Manifesto condiviso con l’impegno di stringere una collaborazione solida a beneficio dei pazienti. Il risultato è testimoniato anche dai risultati della survey: >90% di punteggi positivi sull’esperienza vissuta; >85% ha dichiarato di aver mantenuto le aspettative; >95% ha riconosciuto il valore dei contenuti scientifici trattati. Un altro importante obiettivo era garantire un alto livello di ingaggio digitale, attraverso un percorso che è partito 6 settimane prima dell’evento e che ha portato a: 100% dei log-in sulla piattaforma; un range di 3 min di permanenza sul sito; Open Rate% delle mail inviate superiore al 60%; 100% di interazioni ai quesiti live durante le sessioni; 90% di download dei contenuti a disposizione entro 2 mesi dalla chiusura dell’evento. 

Cosa pensate ci sia ancora da fare in questo ambito? 
Uno degli aspetti fondamentali di eventi come questo è sicuramente il follow-up e una pianificazione a lungo termine, per continuare a portare innovazione e collaborazione tra diversi specialisti, per migliorare l’outcome per i pazienti. Nell’ambito della spasticità nello specifico, il lavoro da fare è ancora molto: oggi meno del 30% dei pazienti con spasticità post-ictus riceve una corretta diagnosi e di conseguenza un corretto trattamento. La mancanza di specifiche linee guida è un punto fondamentale e uno degli obiettivi dei clinici a valle dell’evento è diventato la realizzazione di una consensus sull’ottimizzazione dell’uso della tossina botulinica di tipo A nelle principali patologie.

Qual è l’aspetto principale degli Eventi Stand Alone che sarà più importante secondo voi nei prossimi anni? 
Innovazione, differenziazione e inclusione. In Ipsen crediamo che queste siano le parole chiave per la costruzione di eventi e percorsi che possano davvero avere un significato per i nostri interlocutori. Ricerca dell’innovazione, che non significa solo utilizzo di nuove tecnologie, ma anche trovare la chiave giusta per esprimere un concetto o per far sì che un gruppo eterogeneo di specialisti abbia la possibilità di ritrovarsi e lavorare per un obiettivo comune. Differenziazione per garantire un’esperienza unica e memorabile agli interlocutori. Inclusione, che significa agevolare lo scambio di idee, favorire le diversità e raggiungere gli obiettivi condivisi per migliorare la vita e la qualità di vita dei pazienti.



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